20 NOVEMBRE 2023

Il documento presentato in audizione alla Commissione Bilancio del Senato

La Cosmed chiede al Governo di ritirare i provvedimenti, introdotti dall’articolo 33 della manovra di Bilancio, che tagliano le pensioni future dei dipendenti pubblici in particolare dei medici, dei sanitari dei dipendenti e dei dirigenti di sanità, enti locali e insegnanti delle scuole primarie e ufficiali giudiziari. Inoltre le modifiche apportate dall’articolo 26 della manovra di bilancio costituiscono una grave penalizzazione per la generalità dei giovani nel sistema contributivo: infatti in caso di pensione anticipata prima dei 67 anni la pensione viene ridotta a cinque volte il minimo fino all’età di vecchiaia. Il primo provvedimento è incostituzionale, già proposto e ritirato da questo Governo nella precedente legge di bilancio; arreca grave danno a 732.000 dipendenti pubblici e danneggia l’intero sistema determinando conseguenze che peggioreranno i conti pubblici. Infatti tale provvedimento sta determinando un esodo anticipato verso il pensionamento, la sospensione dei versamenti per i riscatti e si prospetta un gigantesco contenzioso nei prossimi anni.
Inoltre si colpisce con un provvedimento retroattivo che mina la credibilità dello Stato e del Governo: infatti moltissimi contribuenti hanno pagato riscatti per i periodi di studio e aspettative con un costo calcolato su un determinato rendimento che adesso non si vuole più onorare. Il costo dei riscatti è stato parametrato ad un’aliquota di rendimento della pensione che ora paradossalmente si vuole ridurre. Sarebbe come se un titolo di Stato acquistato con un determinato rendimento fisso venisse manomesso in violazione dell’obbligazione contrattuale: le conseguenze sulla reputazione creditizia sarebbero disastrose. Anziché favorire il risparmio previdenziale si pongono pesanti penalizzazioni a questo investimento. In molti casi il taglio è superiore considerando l’aspettativa di vita all’intero importo della liquidazione: è una patrimoniale selettiva per i dipendenti pubblici.

Quanto alla questione dell’equità dei trattamenti pensionistici si ricorda che i dipendenti pubblici:
- da sempre versano l’aliquota massima del 33% su tutte le voci stipendiali senza evasione contributiva non rientrano tra le categorie “protette” che contribuiscono con il 24%;
- da sempre rinunciano al 37-38% della loro retribuzione che viene sottratta nei contratti di lavoro per alimentare l’assegno pensionistico;
- non hanno mai goduto di anticipi sull’età pensionabile con i prepensionamenti;
- non godono di pensioni assistenziali in carenza di contributi (che sono circa 7 milioni pari al 43%) o integrate al minimo anche in presenza di rendite e patrimoni.

Se si facesse una graduatoria tra quanto versato e quanto ricevuto sono certamente tra i più virtuosi. Troppo facile colpire categorie di contribuenti fedeli con prelievo alla fonte dei contributi in un sistema che tollera un enorme evasione fiscale e contributiva che non ha eguali in Europa. Peraltro è assordante il silenzio, nonostante i numerosi richiami della Corte Costituzionale, sulla questione del sequestro del trattamento di fine rapporto dei dipendenti pubblici: creditori dello Stato ignorati. Infine Il taglio della rivalutazione delle pensioni secondo il tasso di inflazione per le pensioni superiori a 1736 euro nette mensili, in deroga alle norme vigenti ripropone una legislazione d’emergenza senza fine. I dipendenti pubblici in servizio e i loro pensionati sono stanchi di pagare sempre per tutti per avere meno di quanto dovuto.
Se questi provvedimenti dovessero essere approvati certamente non passeranno inosservati e non mancheranno adeguate iniziative sindacali, politiche e giudiziarie.
Si allega una tabella predisposta dalla Cosmed che evidenzia gli effetti nefasti dell’applicazione dell’articolo 33.

Allegati
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